Accettazione: cos’è e cosa significa
Oggi vorrei parlarvi dell’accettazione una risorsa davvero importante, ed oserei dire fondamentale. E’ una risorsa che tutti noi possediamo, ma che alcuni riescono ad esercitare più agevolmente rispetto ad altri. E che nonostante tutto ognuno può comunque imparare a sviluppare e migliorare.
Iniziamo con il dire cosa non è accettazione, in modo da poter comprendere bene di cosa si tratta. Accettazione non significa affatto rassegnazione, vittimizzazione, non provar nulla, non soffrire, sconfitta, pensare che qualcosa ci vada sempre e comunque bene.
Quando entra in campo infatti l’accettazione? Quando nella nostra vita accade qualcosa che non ci piace, qualcosa che non volevamo, che ci provoca una sofferenza , e magari non ci aspettavamo.
Se quello che è entrato a far parte della nostra vita noi lo ritenessimo positivo, non avremmo infatti la necessità di attingere all’accettazione, in quanto quel qualcosa ci piacerebbe, e non avremmo bisogno di altro.
Ma purtroppo può accadere che nella nostra vita entri in campo qualcosa di inaspettato, e che noi soggettivamente o a volte oggettivamente non possiamo ritenere positivo ne accettabile.
In tutte queste situazioni abbiamo la necessità di imparare ad accedere alla nostra capacità di utilizzare la risorsa accettazione.
Proviamo a fare solo qualche esempio: la fine di una storia d’amore, la perdita di una persona cara, un cambiamento improvviso e non voluto, gli esiti di una scelta che non danno risultati sperati, e molto altro ancora.
Questi sono solo alcuni esempi, ma si tratta certamente di situazioni in cui abbiamo la necessità almeno in parte, di provare ad accettare cosa sta accadendo.
A volte occorre dire che siamo invece agli antipodi dell’accettazione e anziché accettare ciò che si sta presentando, pratichiamo l’accanimento e rimaniamo come si suol dire “attaccati con le unghie e con i denti” a qualcosa di non realistico. Coltiviamo quindi la rabbia, la chiusura, l’illusione.
Finiamo quindi col fare l’esatto opposto di ciò che sarebbe più utile, finendo per crearci molte difficoltà.
Pensiamo ad una persona che non vuole assolutamente accettare la fine di una storia. Cosa farà? Passerà probabilmente la maggior parte del proprio tempo a pensare all’altro, e coltiverà così tanto tali pensieri, da farli divenire una vera e propria ossessione.
E purtroppo in tutto ciò questo individuo finirà col trascorrere molto più tempo in una dimensione ideale ed immaginaria piuttosto che reale.
Possiamo solo per un attimo comprendere alla luce di questo esempio quale sarà il costo per questo individuo in termini di non accettazione. Il costo potrebbe essere davvero molto elevato in termini di sofferenza personale.
Ma la buona notizia è che comprendendo come fare, possiamo provare ad intraprendere una direzione differente e molto più funzionale.
Accettazione: 3 passi da compiere per iniziare a praticarla
E’ fondamentale partire da un importante e realistico presupposto, possiamo sempre scegliere solo tra due alternative possibili: o qualcosa può essere cambiato oppure qualcosa purtroppo non può realisticamente essere modificato.
Qual è quindi un primo importate passo per sviluppare la risorsa accettazione?
Mentre affrontiamo le varie situazioni della nostra vita dovremmo imparare a porci più possibile le seguenti domande: quello che è accaduto può essere modificato o meno? Nel caso in cui sia modificabile lo è completamente o solo in parte?
Queste sono domande essenziali, in quanto se qualcosa può essere modificato, allora posso attivarmi con una serie di strategie ed azioni pratiche da poter compiere per poter ottenere il risultato sperato.
Ma se non è possibile auspicare alcun cambiamento, allora rischio di sprecare solo energie e di intraprendere una guerra contro me stesso, che non porterà mai ad un esito favorevole. In questo secondo caso quindi posso solo imparare a lasciar andare e gestire ciò che sta accadendo.
E’ quindi necessario che impariamo innanzitutto a non confondere le cose come purtroppo spesso facciamo.
Il secondo passo verso l’accettazione è imparare a prendere atto. Cosa significa?
Prendere atto significa guardare le cose per come sono davvero senza provare ad illuderci, crearci alibi, e scuse … solo guardare oggettivamente i fatti per come sono.
Spesso anche qui pur di non accettare la realtà proviamo a crearcene una parallela, fatta di immaginazione e scuse su scuse che ci consentano di scappare da quella che è la realtà vera.
Peccato che comportandoci in questo modo ci facciamo solo male, in quanto l’unico e vero modo per poter essere efficaci è partire dalla realtà e non da una mera fantasia.
E questo punto ci porta al terzo aspetto importante per imparare a praticare l’accettazione. Questo terzo punto contempla l’intraprendere il comportamento più idoneo.
Quindi la domanda a questo punto è la seguente: nella situazione in cui sono cosa posso fare? Quale comportamento, quali azioni e quale atteggiamento è il più idoneo?
In questo terzo ed ultimo passo ci impegniamo quindi a perseguire una modalità idonea alla situazione in sé.
Vorrei in chiusura mettere in evidenza che tutto ciò non dobbiamo farlo solo come una sorta di “sterile compitino”, ma alla luce di un importante consapevolezza, l’accanimento non è mai una strada praticabile e risolutiva.
L’accanimento purtroppo è una strada senza uscita e prima ce ne accorgiamo prima possiamo provare a fare dell’altro.
Tutto ciò non sarà certamente semplice, né immediato. E ricordiamoci che provare ad accettare non significa che non soffriremo affatto, e non proveremo emozioni in quanto esse sono parte di noi.
Pur provando ad imparare a praticare l’accettazione, sentiremo e proveremo ciò che è idoneo provare. Ma vi garantisco che lavorandoci adeguatamente, potremo fare davvero molto per trovare la modalità di gestione migliore, perché tutto ciò ci servirà sempre e ci sarà di grande aiuto, oggi e nel proseguo della vita.
Da più di 15 anni, ascolto e aiuto persone concretamente a uscire da situazioni difficili, e riprendere in mano la propria vita o con la consulenza psicologica online o presso i miei studi di Padova e Treviso.